Riprendo ora la
discussione che si stava sviluppando qui, per elaborare l’interessante metafora
proposta da Massimiliano Trevisan, che pensa al divulgatore come ad una guida alpina,
che porta sulla montagna un gruppo di persone eterogeneo, e deve quindi mediare
le esigenze dell’alpinista esperto con quelle del principiante, in modo che
tutti possano godersi la giornata in montagna.
Questo approccio
è quello che oggi viene usato nell’aula universitaria: ci sono x studenti e
bisogna tarare le lezioni affinché il 90% di loro arrivi a fine corso
conoscendo quel minimo che è richiesto per proseguire gli studi. Quando questo
concetto viene rivelato a studenti un po’ più brillanti della media, questi si
stupiscono dicendo “Ah, ora capisco perché le lezioni erano così noiose”. L’approccio
alternativo, sempre in aula, è quello di tarare le lezioni sul primo 30% degli
studenti. Questi non si lamenteranno più delle lezioni noiose e raggiungeranno
una preparazione superiore, ma ovviamente il restante 70% si perderà ed avrà
difficoltà a proseguire gli studi.
Non sono però
sicuro che il divulgatore debba sottostare agli stessi schemi che deve seguire
il docente, per il semplice fatto che possono esserci più divulgatori che
comunichino a livelli diversi. Capisco che, in un’ottica più giornalistica,
questo potrebbe tramutarsi in “minori ascolti”, potendo quindi non essere
compatibile con l’aspetto commerciale dei media. Ma, rispetto ai media, le
strutture che già si occupano di didattica, come le università, potrebbero
essere meno vincolate all'aspetto commerciale e progettare una rete di
divulgazione scientifica “multistrato”.
Mi sembra che l’informazione, soprattutto
in rete, si stia trasformando sempre più
da “generalista” a “tematica”, e che quindi, visti i minori costi editoriali, l’uso
di canali tematici con diversi target potrebbe offrire una soluzione al nostro
alpinista, libero di non dover più mediare le esigenze dei sui variegati
clienti.
Wow, addirittura un post intero!
RispondiEliminaBeh per il professore a lezione è più facile perchè la comitiva è sempre quella. E' un po come l'escursione fissa mensile che la guida fa con il gruppo del CRAL-dopolavoro; li conosce è può decidere prima cosa fare.
Più difficile è quando parte con un gruppo che non conosce. Allora deve avere la sensibilità giusta, stare attento a tutti i segnali, verificare continuamente lo stato dei partecipanti in modo da capire se può fare quel valico lassù o se è meglio rinunciare.
In questo senso la mia metafora si riferisce esclusivamente a contesti di divulgazione, didattica o comunicazione della scienza in cui c'è una relazione diretta, un contatto con il pubblico e vale sicuramente meno per il giornalismo, sia su carta o web o tv o radio.