martedì, maggio 08, 2012

A che categoria di divulagazione appartiene Famelab?


       Così a prima vista sembrerebbe ricadere nella categoria notiotainment: Interventi brevi, non connessi fra di loro, trasmissione di nozioni o curiosità, ampio pubblico. Ora, non è necessariamente una cosa negativa fare notiotainment, anzi, rielaborando concetti espressi a Perugia dallo stesso Frank Burnet (uno dei fondatori di Famelab), Famelab vorrebbe essere la punta di un iceberg, che attiri una parte di pubblico normalmente un po’ restia a seguire programmi di divulgazione scientifica più tradizionali, verso approfondimenti da presentare poi in sede diversa.


    Ad una più profonda riflessione però famelab si rivela essere un po’ più sofisticato del semplice notiotainment. In primis ovviamente l’argomento presentato in 3 minuti dai concorrenti può anche non essere il semplice “lo sapevate che…?”, ma potrebbe essere usato anche in una veste educational.
E poi Famelab compie il grande passo di personalizzare la scienza. Quello che oggi manca in Italia, a mio modesto avviso, è il ruolo di esempio che gli scienziati dovrebbero dare. Se un giovane decide di giocare a calcio per emulare Totti, o di diventare un imprenditore per emulare Steve Jobs, qui da noi diventa difficile sentire dire ad un giovane: “Farò lo scienzato per diventare come….”. Come chi? Tolti i nostri sparuti premi Nobel che, pur con tutto il rispetto, appartengono ormai ad una generazione passata (da molto), i pochi altri scienziati noti lo sono o perché sono stati in politica o perché ospiti fissi di trasmissioni televisive. Ma in questa veste la loro qualità di scienziati, che cosa li ha spinti a fare quel lavoro, che successi intellettuali hanno ottenuto, non viene trasmessa. Il loro ruolo in tali condizioni è quello di commentatori illustri, non di attori protagonisti. E oggi, per le giovani generazioni, c’è bisogno di attori protagonisti che possano veicolare il messaggio “scienza” nei modi e tempi della comunicazione moderna.
In questo senso Famelab rappresenta una grande novità nel panorama italiano, un punto di partenza per costruire magari un nuovo e più efficace modo di unire divulgazione ed educazione.

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