giovedì, maggio 17, 2012

Divulgare in rete


         Come si fa divulgazione in rete? Per prima cosa bisogna scegliere dove farla. E non è una scelta banale. Vorrei qui proporre una piccola (e per forza di cose inesaustiva) disanima dei possibili mezzi di divulgazione messi a disposizione da internet e sul loro uso, in quella che è la mia esperienza.

        Inizierò dall’ultimo dei social media: Google+




         Che viene definito da molti un colossale fallimento, una città fantasma. Io ho apprezzato molti prodotti Google, e quindi ho iniziato ad usare Google+ pochi giorni dopo il suo debutto. E sono rimasto sorpreso per tutte le sue potenzialità (accresciute nel corso del tempo). In primis la possibilità di seguire qualcuno unilateralmente, come su twitter, senza necessariamente richiedere l’amicizia biunivoca come su Facebook. Tutti quelli che seguiamo poi possono essere organizzati in maniera veramente intuitiva in cerchie, il cui grado di condivisione della nostra vita è facilissimamente settabile. Sempre come in Twitter si possono inoltre usare gli hashtag, senza ovviamente limiti di caratteri. Solo queste due opzioni lo renderebbero una piattaforma ideale per la divulgazione. Ed infatti il mio stream su Google+ è ricchissimo di notizie e opinioni scientifiche. Ci sono intere cerchie di scienziati condivise, sia generali che tematiche. Se da un lato è forse fallito come social network puro, alla Facebook, per molti scienziati ha rappresentato un’occasione per avere un canale dedicato tramite cui diffondere le proprie osservazioni, news, eventi ecc. In altre parole, Google+ potrebbe diventare un’alternativa al classico blog. I propri post sono infatti sempre visibili sulla pagina del proprio profilo ma si arricchiscono della componente social (hashtag, sharing e commenti). Inoltre non ci sono limiti di followers (rispetto ai 5000 che consente Facebook, qui potreste avere milioni di followers)

         Non tutto è però così rose e fiori. In primis tutta la scienza che si trova su Google+ è inglese (In Italia incredibilmente ancora un problema). E poi gran parte dei post scientifici sono condivisioni di notizie prese in altro loco (riviste, blog). Quest’ultima cosa non sarebbe così malvagia, se non fosse che genera il problema di avere un overflow di notizie nel proprio streaming. Se decidiamo di usare Google+ come strumento di informazione scientifica, occorre che spendiamo un po’ di tempo per selezionare chi seguire, in modo da non trovarci seppelliti di notizie che non riusciremmo nemmeno a leggere. In apparente contraddizione che l'ultima affermazione poi, un grande limite di Google+ è lo scarso numero di utenti o il limitato uso che ne viene fatto. Questo sopratutto in ambito non-scientifico e più social. E’ possibile che questo cambi (Google+ sarà sempre più integrato nei servizi di Google, compresi i telefonini Android), ma per ora il pubblico di riferimento generalista è ancora limitato.

Riassumendo:

Vantaggi:

  • Relazioni asimmetriche fra gli utenti
  • Uso di Hashtag
  • Nessun limite di caratteri (e di followers)
  • Facile impostazione della privacy

Svantaggi

  • Divulgazioni solo in inglese
  • Rischio di sindrome da “eccesso di notizie” nello stream
  • Pubblico generalista ancora limitato, si rischia una comunicazione "da scienziati per scienziati"

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