Come si fa
divulgazione in rete? Per prima cosa bisogna scegliere dove farla. E non è una
scelta banale. Vorrei qui proporre una piccola (e per forza di cose inesaustiva)
disanima dei possibili mezzi di divulgazione messi a disposizione da internet e
sul loro uso, in quella che è la mia esperienza.
Inizierò dall’ultimo
dei social media: Google+
Che viene
definito da molti un colossale fallimento, una città fantasma. Io ho apprezzato
molti prodotti Google, e quindi ho iniziato ad usare Google+ pochi giorni dopo
il suo debutto. E sono rimasto sorpreso per tutte le sue potenzialità (accresciute
nel corso del tempo). In primis la possibilità di seguire qualcuno
unilateralmente, come su twitter, senza necessariamente richiedere l’amicizia
biunivoca come su Facebook. Tutti quelli che seguiamo poi possono essere
organizzati in maniera veramente intuitiva in cerchie, il cui grado di
condivisione della nostra vita è facilissimamente settabile. Sempre come in
Twitter si possono inoltre usare gli hashtag, senza ovviamente limiti di
caratteri. Solo queste due opzioni lo renderebbero una piattaforma ideale per la
divulgazione. Ed infatti il mio stream su Google+ è ricchissimo di notizie e
opinioni scientifiche. Ci sono intere cerchie di scienziati condivise, sia
generali che tematiche. Se da un lato è forse fallito come social network puro,
alla Facebook, per molti scienziati ha rappresentato un’occasione per avere un
canale dedicato tramite cui diffondere le proprie osservazioni, news, eventi
ecc. In altre parole, Google+ potrebbe diventare un’alternativa al classico
blog. I propri post sono infatti sempre visibili sulla pagina del proprio profilo ma si
arricchiscono della componente social (hashtag, sharing e commenti). Inoltre non ci sono
limiti di followers (rispetto ai 5000 che consente Facebook, qui potreste avere
milioni di followers)
Non tutto è però
così rose e fiori. In primis tutta la scienza che si trova su Google+ è inglese
(In Italia incredibilmente ancora un problema). E poi gran parte dei post
scientifici sono condivisioni di notizie prese in altro loco (riviste, blog). Quest’ultima
cosa non sarebbe così malvagia, se non fosse che genera il problema di avere
un overflow di notizie nel proprio streaming. Se decidiamo di usare Google+
come strumento di informazione scientifica, occorre che spendiamo un po’ di
tempo per selezionare chi seguire, in modo da non trovarci seppelliti di
notizie che non riusciremmo nemmeno a leggere. In apparente contraddizione che l'ultima affermazione poi, un grande limite di
Google+ è lo scarso numero di utenti o il limitato uso che ne viene fatto. Questo sopratutto in ambito non-scientifico e più social. E’
possibile che questo cambi (Google+ sarà sempre più integrato nei servizi di
Google, compresi i telefonini Android), ma per ora il pubblico di riferimento generalista è
ancora limitato.
Riassumendo:
Vantaggi:
- Relazioni asimmetriche fra gli utenti
- Uso di Hashtag
- Nessun limite di caratteri (e di followers)
- Facile impostazione della privacy
Svantaggi
- Divulgazioni solo in inglese
- Rischio di sindrome da “eccesso di
notizie” nello stream
- Pubblico generalista ancora limitato, si rischia una comunicazione "da scienziati per scienziati"
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