giovedì, giugno 14, 2012

10.000 soli morirono per la mia birra


            Ieri sera ero incollato a twitter per seguire l’andamento delle semifinali di Famelab. Tifavo ovviamente per il nostro Riccardo Guidi che per un pelo non è riuscito ad arrivare in finale. Dei tanti tweet della serata, uno in particolare mi ha colpito, perché ha modificato un po’ un’idea sulla divulgazione su cui avevo riflettuto forse non abbastanza, quella dell’efficacia dell’infotainment.

Il tweet è questo



dove viene descritto il motto, diciamo così, della presentazione di  Brendan Mullan, il concorrente della NASA.
       Mi ha ricordato un parere espresso da Frank Burnet, che esaltava questo tipo di frasi: qualcosa di soprendente che possa restare impresso nella memoria dell’ascoltatore proprio in virtù della sorpresa che genera (del tipo, “lo sapete che con la superficie degli alveoli si può ricoprire un campo da calcio”). Io non sono mai stato molto convinto di questa tecnica. Sicuramente può restare impresso, ma ritenevo che fosse molto scarso il contenuto di tali espressioni e che quindi fosse molto scarso se non assente l’insegnamento che da tali frasi l’ascoltatore può guadagare.
      Invece la frase sulla birra e le stelle mi ha fatto un po’ cambiare idea. Contiene infatti molta informazione. Non c’è solo l’aspetto nozionistico (gli atomi pesanti si formano in minima quantità alla morte delle stelle più grandi), ma dice in fondo che la materia è immortale, portando quindi l’ascoltare medio ad un concetto di tempo e di cambiamento un po’ diverso da quello che il senso comune ci suggerisce. E, secondo me, è'  proprio la proprietà multi-piano che rende questa frase molto efficace.
          In definitiva quindi, forse questo tipo di infotainment non poi così male (ma anche tutt’altro che facile da costruire).

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